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Roma 14 Aprile 2024
36 Anni dopo ANFAL

Oggi, nel riverbero del tempo che scorre, giungiamo al traguardo dei 36 anni dall'Anfal. È un anniversario intriso di ricordi dolorosi e di riflessioni profonde, un momento in cui il passato si fonde con il presente, portando con sé il peso di una tragedia che ancora brucia nell'anima del Kurdistan e nel cuore di chiunque abbia udito il suo grido di dolore.
Una campagna divisa in otto fasi, la cui eco nazista risuona soprattutto in cui vennero impiegate armi chimiche contro la popolazione civile, provocando la morte di migliaia di persone e portando il numero totale delle vite sacrificate durante la campagna a circa 182.000.
Secondo un’indagine medica delle Nazione Unite, fu utilizzata l’iprite, con danni sanitari e ambientali che ancora segnano la memoria della popolazione curda.

L’operazione, iniziata nel 1980, è stata caratterizzata dall’organizzazione i veri e propri campi di concentramento con le relative deportazioni e lo sfruttamento della popolazione non destinata ai combattimenti. È evidente - e lo ha sottolineato anche Human Rights Watch - Medio Oriente, che lo scopo era l’uccisione di tutti gli uomini che fossero in grado di imbracciare le armi contro il regime: di fatti, se le donne e i bambini vennero destinati a specifici settori, gli uomini scomparvero in massa.
Altro elemento importante dell’operazione è stato costituito dalla c.d. “Arabizzazione”, con cui il regime costrinse interi villaggi ad abbandonare le proprie case: una tattica impiegata per poter occupare zone particolarmente ricche di petrolio.

Il volume Il crimine di genocidio dell'Iraq offre un dettagliato, lucido e incontestabile caso contro il regime di Baghdad, ricostruendo la storia della campagna di al-Anfal e collocandola nel contesto della politica irachena.
Tra le brume del tempo e le ombre della storia, si staglia l'atroce narrazione dell'Anfal. Un capitolo oscuro inciso nel cuore del Kurdistan, dove la ferocia del regime di Saddam Hussein si tramutò in un'epopea di terrore e distruzione.
Fu un'era di spietata persecuzione, alimentata da una furia incontenibile e da un'ideologia di odio. Villaggi interi vennero rasi al suolo, mentre il cielo si tinse del rosso del sangue innocente. Le strade furono solcate dalle marce della morte, mentre le famiglie venivano divise e separati. 

Sono stati 36 anni di lotta per la verità, di lotte per la giustizia, di sforzi incessanti per preservare la memoria di coloro che sono stati ingiustamente strappati via da noi. In questo giorno, ci inchiniamo di fronte alle vittime dell'Anfal di fronte 182.000 Anime , ricordando le loro vite spezzate e il loro coraggio di fronte all'oscurità.
Ma mentre commemoriamo questo anniversario, non possiamo dimenticare che la nostra lotta non è ancora finita. L'Anfal rimane un monito vivido contro l'ingiustizia e la brutalità, e dobbiamo continuare a lavorare per assicurare che tragedie simili non abbiano mai più luogo. Che la memoria dell'Anfal sia un faro che illumina il nostro cammino verso un futuro di pace, giustizia e dignità per tutti.

Nel 2013, grazie ad una serie di Risoluzioni parlamentari dei governi di Svezia, Norvegia, Regno Unito e Corea del Sud, e la conseguente Interrogazione scritta del Parlamento europeo, la Commissione ha convenuto che quanto accaduto durante An-Anfal è configurabile alla stregua di crimine di genocidio.
Commemorare le violenze disumane subite dal popolo curdo appare quanto ai necessario, eppure alcuna forma di memoria potrà mai risarcire la nazione né cancellare il ricordo del dolore.
Tuttavia, in considerazione dell’epoca storica in cui viviamo e delle violenze cui alcuni popoli si trovano ancora soggetti, è necessario ricordare al fine di frenare gli avvenimenti odierni ed impedire che altri popoli innocenti subiscano quanto accaduto al popolo curdo.