l 15 Febbraio 1991, quattro settimane dopo l’Operazione Desert Storm, il Presidente George H.W. Bush, incoraggiò “l’esercito iracheno e il popolo iracheno tutto a prendere in mano la situazione e costringere Saddam Hussein, il dittatore, a farsi da parte”.
Il 5 marzo iniziarono a Ranya, le rivolte del popolo kurdo contro il regime Ba’aht di Saddam Hussein. Queste sommosse, conosciute con il nome di Raperin, coinvolsero numerose altre città e aree del nord Iraq e nel sud del Paese a maggioranza sciita.
Dopo una prima fase di successi iniziali, in cui i kurdi riuscirono a liberare quasi tutti i loro territori, furono presto ricacciati dall’esercito iracheno a seguito di feroci scontri, e costretti all’esodo verso i confini iraniani e turchi.
Le Nazioni Unite, per la prima volta, con la Risoluzione 688 del Consiglio di Sicurezza, istituì una No-fly Zone per proteggere i profughi dalle ostilità e creare una zona autonoma. Grazie a questa storica risoluzione il nazionalismo e la politica kurda entrarono in una nova fase in cui le speranze per un nuovo kurdistan e una nuova società si fecero sempre più forti.
Intellettuali discutevano di democrazia e società civile, si tenevano marce e dimostrazioni a sostegno dei partiti politici, insegnanti aprivano scuole e furono fondate l’università di Sulaimanya e Dohuk.
Questa rivoluzione, portò l’anno successivo alle prime elezioni libere nella Regione del Kurdistan, e la formazione del Governo Regionale del Kurdistan nel 1992.
Oggi sono passati 33 anni dalla rivolta del popolo kurdo, da quando la stagione del risveglio e del verde è arrivata: sta arrivando la Primavera che ci porterà verso il fuoco, verso un nuovo inizio, verso il Nawroz!